Elsa Osorio: l`altra vita di Juana

Elsa Osorio torna ad occuparsi di desaparecidos e lo fa in un appassionante romanzo, Doppio fondo, che esce da Guanda nella traduzione di Roberta Bovaia e Marco Amerighi. La lettera di una madre al figlio: Juana racconta a Matías la sua vita e i motivi per cui lui è dovuto crescere senza di lei. Il cadavere di una dottoressa ritrovato a Turballe in Francia; una giovane giornalista, Muriel, che non crede alla teoria del suicidio e con l’aiuto di un’amica della donna e di un giovane indaga sull’identità della misteriosa Marie. Muovendosi tra la Francia del 2004 e l’Argentina del 1977, Osorio delinea una figura femminile piena di fascino e di contraddizioni. Per salvare il suo bambino di tre anni, catturato insieme a lei, Juana cede al suo torturatore Raúl, diventa la sua amante e si presta a collaborare con i suoi nemici in una missione parigina. In treno conosce Yves, un fotografo di cui s’innamora e con il quale, dopo infinite peripezie, riesce a ricostruirsi una vita in Francia sotto falso nome. Gli intrecci tra la dittatura argentina, la P2 di Licio Gelli e le alte sfere francesi; lo strazio di una madre che si separa dal figlio per garantirgli un futuro; un’attrazione malata e intessuta di violenza psicologica; un grande amore vissuto di nascosto; un finale da brivido: tutto questo è Doppio fondo, un romanzo in cui l’ombra del passato si proietta sul presente raccontandoci cosa ne è nel mondo di oggi degli aguzzini di ieri.

Abbiamo incontrato Elsa Osorio a Torino, in occasione del Salone del libro e Paola Avigdor ci ha fatto da interprete.

 

Elsa Osorio è nata a Buenos Aires nel 1953. Vive a Madrid dove insegna Lettere e scrive sceneggiature. Guanda ha pubblicato i suoi romanzi I vent’anni di Luz, Lezione di tango, Sette notti di insonnia, La miliziana. Ha scritto sceneggiature cinematografiche e televisive. Ha ottenuto in Argentina il Premio Nazionale di Letteratura, il premio per la miglior sceneggiatura, il premio Amnistía Internacional (per la sua attività in difesa dei diritti umani) Continue reading

Le doti artistiche del Primo Ministro albanese Edi Rama

RAI ARTE ha incontrato il Primo Ministro Albanese, Edi Rama, all’Hotel Danieli a Venezia in occasione dell’inaugurazione della 57ma Biennale d’Arte, dove partecipa come artista.

Edi Rama è noto anche per la sua passione estetica e la sua vena artistica. Diventa insegnante di Pittura presso l’Accademia delle Arti di Tirana e in seguito fa una residenza artistica alla Cité Internationale des Arts di Parigi, città in cui resterà in esilio politico, per sfuggire alla difficile situazione del Paese. Rientrato in Albania per assistere al funerale del padre, si ritrova presto incaricato come Ministro della Cultura, un impegno che svolge dal 1998 al 2000. Forte di quest’esperienza nel 2000 viene eletto sindaco di Tirana, e grazie a una serie di iniziative atte ad instillare un sentimento di orgoglio e appartenenza civica, mantiene questo ruolo per tre mandati consecutivi fino al 2011.

I suoi progetti di riqualificazione del tessuto urbano e degli spazi pubblici sanano la frattura tra i cittadini e l’autorità statale all’indomani della caduta del regime comunista albanese. Rama coinvolge alcuni artisti – tra cui Olafur Eliasson e Anri Sala – nella trasformazione dei grigi palazzi dell’era comunista, animando con colori l’intera capitale e le sue architetture, come per sottolineare l’apertura del nuovo governo verso nuovi orizzonti. Alla lotta contro l’abusivismo edilizio ha aggiunto poi l’interesse per l’ambiente, con il progetto Green, che ha portato alla creazione di 96.700 metri quadrati di terreno verde e la piantagione di circa 1.800 alberi a Tirana, ricevendo un premio da Kofi Annan alle Nazioni Unite in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della povertà nel 2002.

Per anni Segretario del Partito Socialista, diventa Primo Ministro nel 2013. Dentro il palazzo governativo ha aperto il Center for Openness and Dialogue, un vero e proprio centro culturale pubblico che manifesta ancora una volta la sua visione democratica dell’arte, come libera espressione del pensiero.

L’arte del Premier emerge anche durante la sua attività politica: la sua scrivania nella sede del governo è colma di pennarelli e matite di tutti i colori che usa per disegnare i suoi Doodles, traduzione letterale per scarabocchi. Così, mentre svolge i suoi compiti di uomo politico, la sua agenda o a volte persino qualche documento ufficiale diventano tela per disegni automatici istintivi, quanto l’écriture automatique dei surrealisti.

La capacità di Rama di dar via libera alla creatività si accentua nei rari momenti in cui il Primo Ministro trova tempo di recarsi nell’atelier di un amico per realizzare delle sculture di ceramica, trasposizione tridimensionale degli scarabocchi, come l’artista stesso li definisce.

Christine Macel (vedi intervista), colpita dall’esuberante vocazione artistica del Primo Ministro, lo ha invitato a partecipare a VIVA ARTE VIVA, titolo da lei scelto per la sua edizione 2017 della Biennale d’Arte di Venezia, dove Edi Rama presenta sotto forma di wallpaper una selezione delle sue creazioni, in dialogo con il workshop artistico di Olafur Eliasson, per l’evidente affinità tra i due artisti in materia di ecologia e lotta alla povertà.

Le riprese di Edi Rama al lavoro nel suo studio provengono dal video Edi Rama realizzato per la Biennale d’Arte di Venezia 2017 di Blerta Kambo. Il video completo è visibile sul sito della biennale.

RAI ARTE vi propone dei ritratti di altri artisti in mostra alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2017:

Vadim Fishkin – Artista russo, vive a Lubiana

Tracey Moffatt – Artista Australiana

Olafur Eliasson – Artista per metà danese, metà islandese, vive tra Berlino e Copenaghen

 e per la Biennale ha realizzato Green Light – an artistic workshop

Rina Banerjee – Artista Indiana, vive a New York

Francis Upritchard – Artista neozelandese, vive a Londra  Continue reading

L`arte fenomenale di Olafur Eliasson

Olafur Eliasson è celebre per i suoi progetti artistici di larga scala, presentati in musei ma anche in spazi pubblici. Inoltre ha ideato numerose installazioni architettoniche in tutto il mondo. L’artista, per metà danese e per metà islandese, vive e lavora tra Copenhagen e Berlino, dove nel 1995 ha fondato lo Studio Olafur Eliasson, in cui un team – composto da un centinaio di artigiani, architetti, storici dell’arte, archivisti, programmatori, amministratori, tecnici scientifici e cuochi – lo assiste nella realizzazione dei suoi lavori altamente sperimentali.

Una sperimentazione ben evidente se si pensa, ad esempio, all’evocazione dei cambiamenti meteorologici ricostruiti nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra (The Weather Project, 2003), alle quattro cascate che scrosciavano in pieno East River a New York (New York City Waterfalls, 2008), o al viaggio cosmico proposto alla Fondation Louis Vuitton a Parigi (Contact, 2014-2015).

L’arte di Olafur è una ricerca sulla percezione e sul movimento, in relazione allo spazio che ci circonda, sia in termini puramente spaziali che ambientali. I fenomeni naturali sono al centro dei suoi interventi, indagati sia in se stessi, cioè nelle loro caratteristiche scientifiche, sia nella loro influenza sulla vita umana. L’artista parte proprio dal presupposto di rendere tangibili e comprensibili le leggi fisiche che governano l’Universo; attraverso un processo di materializzazione percettiva e visiva, Olafur ci fa riflettere sul modo in cui ci relazioniamo al mondo, proponendoci alcuni strumenti cognitivi e intellettuali per affinare il nostro comportamento nei confronti dell’ambiente.

Nel suo lavoro traspare la sua attenzione a tematiche etiche e sociali, come nel Green light. An artistic workshop attualmente in corso alla 57esima Biennale di Venezia. Altri progetti storici sottolineano altrettanto il perdurare di quest’interesse: la sua lampada solare Little Sun (2012), estremamente economica, o il suo progetto Ice Watch (2014) dove faceva arrivare direttamente dall’Islanda dodici enormi blocchi di ghiaccio per invadere la piazza del municipio a Copenaghen, ripetuto nel 2015 nella piazza antistante al Pantheon di Parigi, per nominare alcuni suoi progetti che hanno lo scopo di farci riflettere sui danni ambientali causati dall’uomo, dallo sfruttamento delle risorse naturali, dalle industrie e dall’inquinamento. L’arte diventa così un veicolo privilegiato, metafora visibile per sensibilizzarci verso una condotta più ecosostenibile per il pianeta.

Immergersi dentro un’installazione aggiunge una forte componente esperienziale individuale ai suoi lavori. In Riverbed del 2014-2015 al Louisiana Museum in Danimarca, il visitatore si è trovato di colpo immerso in un paesaggio naturale roccioso, attraversato da un corso d’acqua. Alla Reggia di Versailles nel 2016 Eliasson ha creato molte installazioni site-specific immersive, tra cui cascate e banchi di nebbia. Molte sue opere richiedono una partecipazione attiva del visitatore che con questa diventa parte integrante dell’esperienza artistica. Continue reading

Galileo Galilei: dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Immensità del cielo.

Il 21 febbraio 1632 Galileo Galilei (Pisa 1564 – Arcetri, Firenze 1642) pubblica Il dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Il Sant’Uffizio lo convoca e lo accusa di divulgare una teoria errata, che pone il sole e non la terra, come dice la Bibbia, al centro dell’universo.

Tre attori danno voce ai personaggi del Dialogo: Simplicio, ottuso seguace delle idee di Aristotele e sostenitore del sistema tolemaico, Salviati, gentiluomo toscano, discepolo di Galileo e sostenitore del sistema copernicano, e Sagredo, nobile veneziano di chiare simpatie galileiane.

L’astrofisico Franco Pacini commenta i passi salienti del Dialogo.
In questo filmato, il terzo di una serie di otto dedicate al Dialogo, il tema della discussione è “l’immensità dei cieli”. Continue reading

Ecco il Teatrino del Sole 2017

il pubblico a Marina di Pisa – 2015

Dunque ci siamo: il Teatrino del Sole è ai blocchi di partenza. Siamo a quota 17 anni per la rassegna a Marina di Pisa e a quota 15 anni per la provincia di Livorno. A Piombino la mostra non si farà, perché sono sorti problemi di apertura per il luogo dove sarebbe stata ospitata, il Castello Medievale della cittadina di fronte all’Isola d’Elba, di contro si […]

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Alberto Rollo: la mia Milano

La città che racconta Alberto Rollo nel suo romanzo Un’educazione milanese (Manni) è quella scoperta da ragazzino con il padre da piccolo, e il padre, insieme all’amico Marco, è figura centrale di questo libro asciutto e commovente. Il padre operaio, fedele alla Madre Russia, origini leccesi superate da un uso esclusivo del dialetto milanese, le fabbriche viste come monumento, il disprezzo per gli impiegati, il rigore educativo, le guide del Touring e un dizionario come unici libri di casa; la madre ex sarta che si dedica ai figli: così cresce Alberto negli anni cinquanta, aggiungendo agli insegnamenti paterni quelli del prete all’Oratorio. Questa l’infanzia. Come la prima parte si svolge sotto il segno del padre, la seconda è dominata da Marco, studente di architettura, sognatore ricco di fascino. È il momento dell’approdo alla Milano dei teatri, dei cinema, dell’università, della contestazione studentesca, dei centri sociali. I maestri (Enzo Paci, Franco Fortini, Goffredo Fofi), la musica (i Rolling Stones ma anche Mahler e l’Umbria jazz), le gite al lago nelle ville degli amici, il sogno di cambiare il mondo. Poi la cesura netta: l’incidente di macchina, la morte improvvisa di Marco, la fine di un’epoca. Spostandosi tra presente e passato Rollo ribadisce che la vera protagonista del suo libro è Milano, nuova, eppure fedele a se stessa.

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Teresa Ciabatti: la scoperta di essere normali

Un padre terribilmente ingombrante, così ingombrante che a distanza di ventisei anni dalla sua morte, la figlia, che ne ha già adombrato la figura in altri romanzi, decide di prendere la questione di petto e di scrivere di lui, utilizzando nome e cognome e ricostruendo tutto il suo percorso biografico. Lorenzo Ciabatti è al centro de La più amata di Teresa Ciabatti, in uscita da Mondadori. Il Professore, come lo chiamano tutti al San Giovanni di Dio di Orbetello, ma anche fuori di lì, è una potenza: proprietario di case e terreni, primario a trentun anni, non ha che da schioccare le dita per veder accorrere una folla desiderosa di esaudire le sue richieste. C’è uno strano effetto ottico nel libro: la figura del padre che giganteggia nella prima parte, si riduce man mano che la narrazione procede e non solo a causa del suo tracollo economico e fisico, della separazione dalla moglie; è proprio lui che diventa meschino agli occhi della figlia che lo ha idolatrato. E il libro che sembrava nato dal desiderio di scavare nelle pieghe nascoste dell’uomo, di fornirne un ritratto completo, alla fine butta lì qualche ipotesi (è stato un massone? ha avuto relazioni con altre donne o forse con uomini?) senza arrivare fino in fondo (come ha fatto la madre di Teresa che per un po’ gli ha messo alle costole un investigatore e poi ha lasciato perdere). Il punto è un altro: passati i quarant’anni, avuta una figlia, Teresa, sempre pronta a definirsi “anaffettiva, discontinua, egoista, diffidente” doveva fare i conti con il proprio passato, conciliare la bambina al centro delle attenzioni di tutti con la ragazza che fatica a farsi notare alle medie, “la più amata” dal padre con la figlia trascurata, la futura attrice-filosofa- ministra con la scrittrice che è diventata. La più amata si legge d’un fiato e disturba il lettore come solo i bei libri sanno fare.

Con Teresa Ciabatti abbiamo parlato di verità biografica e finzione letteraria, di ossessioni private e rispecchiamenti pubblici.

Teresa Ciabatti, nata e cresciuta a Orbetello, vive a Roma. I suoi romanzi sono: Adelmo, torna da me (Einaudi), I giorni felici (Mondadori), Il mio paradiso è deserto (Rizzoli), Tuttissanti (Il Saggiatore). Collabora con “Il Corriere della Sera” e con “la Lettura”. Continue reading

Giuseppe Antonelli: come le parole hanno paralizzato la politica

“Oggi, in un’epoca che si propone come post-ideologica le emozioni si sostituiscono alle idee. Dappertutto si sente parlare di post-politica e post-verità. Perché qualcuno sta cercando di farci credere che parole come politica o verità (nel senso di realtà verificabile) siano ormai superate.” Partendo da questo sconsolato presupposto, Giuseppe Antonelli in Volgare eloquenza, Come le parole hanno paralizzato la politica, edito da Laterza, offre un excursus sulle distorsioni del linguaggio della politica oggi. Dal paradigma del rispecchiamento (votami perché parlo male come te) alla narrazione che prende il sopravvento sull’argomentazione, dalla perdita del DNA linguistico (i discorsi dei politici non lasciano più indovinare la loro appartenenza politica) alla deriva comica (la brillantezza di una battuta di spirito è più apprezzata di qualsiasi ragionamento). E come ci spiega Giuseppe Antonelli in questa intervista, il problema non è soltanto italiano, ma globale. Il populismo linguistico ha trovato in Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, un portavoce ufficiale.

 

 

 

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Paul Lynch: caccia oltre Oceano

Provocato dal padrone, che vuole metterlo in mezzo alla strada con la moglie e la figlia, Coll Coyle lo uccide. Siamo in Irlanda nel 1832 e da quel momento Coll non avrà più tregua. Parte una caccia all’uomo che non si arresta neppure dopo la sua fuga in America. In uno scenario fosco in cui la morte è sempre in agguato (sulla nave, tra i lavoratori immigrati della ferrovia) Paul Lynch in Cielo rosso al mattino, pubblicato in Italia da 66than2nd nella traduzione di Riccardo Michelucci, costruisce un romanzo visionario e potente su un’emigrazione forzata, in cui il paesaggio e le condizioni atmosferiche sono molto più di un semplice fondale.

Al Salone internazione del libro di Torino abbiamo incontrato Paul Lynch che ci ha illustrato lo spunto iniziale del romanzo, lo scontro tra il protagonista e il suo inseguitore, il senso di tragedia che domina la narrazione e l’importanza del paesaggio.

 

Paul Lynch, nato a Limerick nel 1977, vive a Dublino. Ha diretto la sezione di critica cinematografica dell’«Ireland’s Sunday Tribune» e collabora da tempo con il «Sunday Times». Cielo rosso al mattino è stato il libro dell’anno per l’«Irish Times», il «Toronto Star» e l’«Irish Independent». Il suo secondo libro, Black snow, ha vinto in Francia il Prix Libr’à Nous per il miglior romanzo straniero e il Prix des Lecteurs Privat. Continue reading

Federica Manzon: l`amore ai tempi del virtuale

 

Una storia d’amore impossibile raccontata da un testimone che è amico della coppia e da sempre innamorato della ragazza: La nostalgia degli altri di Federica Manzon (Feltrinelli) prende un impianto classico e lo attualizza ambientando il tutto in un avveniristico ufficio milanese che si chiama Acquario, una fabbrica d’intrattenimento digitale. Lizzie inventa, il suo amico d’infanzia triestino fornisce le immagini alle invenzioni. Arriva Adrian, seducente, misterioso e tra lui e Lizzie si sviluppa un rapporto avvolgente che prescinde dal rapporto fisico, si basa su continui messaggi. Il narratore semina indizi sull’inafferrabilità di Adrian e apre flash back sull’infanzia infelice di lui e di lei. Lizzie, sempre carismatica e affascinante, comincia ad annullarsi per Adrien; lei entra nel suo computer, ha il dubbio che le abbia raccontato solo bugie; si affida a un tecnico di per spiarlo e scopre che forse è Adrian stesso a volere che lei insegua le sue molteplici identità virtuali. Manzon costruisce un labirinto in cui far perdere i suoi personaggi. Trieste e Milano, il passato e il futuro, sono i due poli di questa storia che forse non è una storia d’amore, ma come scrive Manzon stessa “una storia sul potere delle storie, e la manipolazione, sull’isolamento e la precarietà della salute mentale”.

Federica Manzon è nata a Pordenone nel 1981. Ha pubblicato, oltre al reportage narrativo Come si dice addio (2008) il romanzo Di fama e di sventura (Premio Rapallo Carige 2011 e Premio Selezione Campiello 2011). Collabora con l’organizzazione del festival letterario Pordenonelegge ed è redattrice di «Nuovi Argomenti». Nel 2015 ha curato il volume I mari di Trieste (Bompiani). Con Feltrinelli ha pubblicato La nostalgia degli altri (2017). Continue reading

L`arte e la terra inquieta in una mostra milanese

A  Milano , sta riscuotendo un notevole successo, la mostra  La Terra Inquieta, prodotta dalla Fondazione Trussardi e allestita al Palazzo della  Triennale. Migrazioni e rifugiati sono al centro della grande rassegna curata da Massimiliano Gioni. L’attenzione è focalizzata  su una serie di nuclei geografici e tematici: dal conflitto in Siria, allo stato di emergenza di Lampedusa, dalla vita nei campi profughi, alla figura del nomade e dell’apolide; tutto racchiuso nelle opere di 65 artisti contemporanei  provenienti da vari paesi del mondo. http://www.triennale.org/mostra/la-terra-inquieta/

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Via ai lavori di ELT, il telescopio che troverà vita nello spazio. Con l`Italia in prima linea

Sulla vetta del Cerro Armazones, sulle Ande cilene a una quota di 3000 metri, è stata posata la prima pietra di quello che è stato definito il telescopio del futuro: l’Extremely Large Telescope, un telescopio che parla italiano. La cerimonia si è svolta alla presenza della Presidente della Repubblica del Cile, Michelle Bachelet, del Direttore Generale dello European Southern Observatory (ESO) Tim de Zeeuw, del Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Nichi D’Amico, di Stefania Giannini, in rappresentanza della Commissione esteri del Senato, dell’Ambasciatore italiano Marco Ricci e del console italiano in Cile Nicoletta Gliubich.

L’Italia è protagonista in questa avventura che ha visto il “via” delle operazioni di costruzione del telescopio – la prima luce dello strumento è prevista per il 2024 – avendo vinto la più grande commessa mai assegnata per un progetto di Astronomia da Terra. Il contratto comprende la progettazione, la realizzazione, il trasporto, la costruzione, l’assemblaggio sul sito dove sarà collocato ELT e la verifica finale della cupola e della struttura meccanica del telescopio. La realizzazione di queste due strutture è una vera e propria sfida ingegneristica, che vedrà la costruzione di una cupola del diametro di 80 metri completamente rotante che avrà una massa complessiva di circa 5000 tonnellate, ma anche la montatura del telescopio e la struttura dove verranno alloggiate le sue ottiche, con una massa complessiva movimentabile di oltre 3000 tonnellate. Per dare un’idea delle dimensioni complessive di ELT, l’altezza della struttura, pari a circa 90 metri, è quella di un palazzo di 30 piani e la superficie della sua pianta è come quella di un campo da calcio.

Video: ESO Continue reading

Cristina De Stefano: donne senza paura

Cristina De Stefano in Scandalose, Vite di donne libere, Rizzoli, offre una galleria di ritratti di donne del Novecento il cui tratto comune è la passione. La passione per la musica, per le tradizioni cubane, per la scultura, per la poesia, per l’impegno, ma anche per donne e uomini, scelti senza alcun criterio di convenienza. Destini tragici come quello di Albertine Sarrazin (“trent’anni di vita miserabile, di cui otto trascorsi in prigione, due di fama letteraria, poi la morte improvvisa, per uno stupido errore dei medici”), esistenze rabbiose (Nina Simone capace di prendersela con una spettatrice che voleva andare in bagno durante un suo concerto), vite appartate (Tove Jansson creatrice dei Mumin, costretta a trovare rifugio su un’isoletta del Nord per stare in pace con la sua compagna), vite esagerate sotto i riflettori (Tallulah Bankhead “regina di Broadway e dei teatri londinesi” capace di praticare tutti i vizi insieme). Ogni ritratto occupa una decina di pagine: dall’infanzia (spesso segnata da un trauma, ma non mancano infanzie dorate) alla maturità, dal successo/insuccesso alla vecchiaia, passando per legami affettivi mai troppo semplici ma vissuti con grande intensità. È un libro che spinge a osare quello di Cristina De Stefano: le sue donne, pur di fare quello che volevano fare, hanno scalato montagne di pregiudizi (e, come ci ha spiegato l’autrice in questa intervista, si sono divertite molto).

 

Cristina De Stefano è giornalista e scrittrice. Vive e lavora a Parigi come scout letterario per case editrici di vari Paesi. Scrive di donne: Belinda e il mostro. Vita segreta di Cristina Campo (Adelphi 2002), Americane avventurose (Adelphi 2007) e Oriana. Una donna (Rizzoli 2013). Continue reading

La “Ragazza con il bavero alla marinara” di Modigliani alla Collezione Guggenheim di Venezia

La Fondazione Solomon R. Guggenheim di Venezia si arricchisce della tela di Amedeo Modigliani Ragazza con il bavero alla marinara (La femme en blouse marine), del 1916, lascito della collezionista veneziana Luisa Toso. La tela sarà esposta alla Collezione Peggy Guggenheim a partire da giugno, in seguito a un delicato intervento di restauro intrapreso dal Dipartimento di conservazione del museo. Il progetto è stato reso possibile grazie al supporto del Gruppo bancario Efg. Protagonista della tela è una giovane donna, con un caschetto di capelli neri che accentua l’ovale del viso e insieme ne esalta, con lo sfondo e l’abito ugualmente scuri, l’incarnato roseo del viso. La parvenza leggermente androgina e l’astrazione rappresentativa rispondono all’esigenza, costante in Modigliani, di trasferire sulla tela l’inconscio, il mistero dell’istintività della razza umana. Nell’allungamento anatomico che, a partire dalla seconda metà del Novecento, caratterizza tutte le sue opere, affiorano echi delle precedenti esperienze in ambito scultoreo, con reminiscenze africane e orientali.  Continue reading

Steve McCurry, l’universalità del leggere

Fino al 3 settembre il Museo di Santa Giulia a Brescia ospita la mostra “Steve McCurry. Leggere”, inaugurata il 7 marzo, in prima mondiale, in occasione del Brescia Photo Festival. L’esposizione, curata da Biba Giacchetti, comprende settanta immagini, molte delle quali inedite, ed è arricchita da contributi letterari, selezionati da Roberto Cotroneo. Gli scatti, un omaggio alla parola scritta e letta, ritraggono persone delle più svariate aree del mondo intente nella lettura: l’universalità del leggere accomuna un’umanità variegata. La rassegna è organizzata da Civita con la collaborazione di SudEst57. L’allestimento è di Peter Bottazzi. Continue reading

Eugenio Montale si racconta

In questo collage di interviste, il poeta Eugenio Montale ripercorre la sua vita, intervallando il racconto con la lettura di componimenti tratti dalla raccolta Ossi di seppia (1925). Tra il ricordo della gioventù trascorsa a Genova e quello della partecipazione alla prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria in Valmorbia, il poeta rievoca l’inizio della sua esperienza di scrittore, definendosi quello di sei fratelli con minor attitudine letteraria. Sulla sua scoperta della letteratura influirono certamente la musica di Debussy e l’amore per la pittura moderna. Con grande senso dell’umorismo, Montale racconta la sua breve esperienza come baritono e il periodo di vita trascorso a Firenze, dove partecipa all’attività letteraria legata alla rivista Solaria, insieme a Elio Vittorini, Mario Praz, Mario Luzi, e dove incontra Drusilla Tanzi, che diventerà sua moglie. Le immagini dei luoghi legati ai momenti più significativi dell’esistenza di Montale, insieme ai versi da lui recitati, offrono un affascinante ritratto del poeta. Continue reading

Miriam Toews: in comunità

Un complicato atto d’amore è il terzo romanzo scritto dalla canadese Miriam Toews. Pubblicato da Adelphi, esce ora da Marcos y Marcos, sempre nella traduzione di Monica Preschi. Racconta di Nomi, sedici anni, che vive con il padre in un villaggio mennonita, meta di turisti curiosi di uno stile di vita arcaico e isolato. La sorella e la madre sono sparite nel nulla, lo zio incombe con i suoi sermoni. Tra desiderio di fuga e fedeltà agli affetti familiari, la storia di una formazione diversa da tutte le altre.

 

 

Abbiamo incontrato Miriam Toews al Salone internazionale di Torino e abbiamo parlato con lei degli effetti liberatori della letteratura.

 

 

Miriam Toews nasce a Steinbach in Canada, nel 1964, in una comunità mennonita di stampo patriarcale. A diciotto anni è già a Montréal. Il regista Carlos Reygadas la vuole come protagonista di Luz silenciosa. Un tipo a posto, il secondo romanzo, è pieno di tenerezza e comicità; Un complicato atto d’amore, best seller in Canada, viene tradotto in quattordici lingue. In fuga con la zia si aggiudica il Rogers Writers’ Trust Fiction Prize; Mi chiamo Irma Voth evoca la sua esperienza sul set di Luz silenciosa; I miei piccoli dispiaceri è già un caso letterario. Continue reading

Hans Christian Andersen secondo Bruno Berni

“Andersen è famosissimo ma purtroppo l’equivoco è che sia un narratore per bambini”: con Bruno Berni, traduttore dal danese di Hans Christian Andersen e suo massimo esperto in Italia, ricostruiamo la formazione, l’opera e la fortuna di questo scrittore molto celebrato, ma poco conosciuto nella sua interezza. Composte e pubblicate fra il 1835 e il 1872, le fiabe di Hans Christian Andersen si discostano dalla tradizione precedente, attingendo solo in pochi casi al patrimonio della fiaba popolare e aprendo ad aspetti autobiografici e soprattutto ad oggetti di uso comune che vengono dotati di vita propria. In Italia i testi di Andersen arrivarono abbastanza presto, ma in traduzioni di seconda mano (dal francese e poi dal tedesco invece che dall’originale danese) e spesso i testi venivano ridotti per dar spazio alle illustrazioni. Nel 2001 la casa editrice Donzelli ha proposto un’edizione contenente tutti e 156 i testi di Andersen, curata da Bruno Berni, e ripubblicata nel 2005. Dal 2014 è disponibile una nuova edizione di questi testi, magnificamente illustrata da Fabian Negrin. Continue reading

Umberto Cutolo: sul ponte di Furore

Come detective letterario Omero Sgueglia, il protagonista di Omicidi all’acqua pazza, I delitti della costiera I, il romanzo di Umberto Cutolo, pubblicato da Clichy, è davvero particolare: se ne sta per lo più rintanato in cucina (di mestiere fa il cuoco e lo fa con passione anche se con alterni risultati) e da qui osserva i suoi colleghi e le coppiette che costituiscono i clienti dell’albergo, sottoponendo tutti al vaglio della sua curiosità e dello spirito critico che gli deriva dal padre professore di latino e greco. Esordio nel giallo di un giornalista settantenne, Omicidi all’acqua pazza racconta il paesaggio della costiera amalfitana e in particolare Furore, usando la chiave dei sapori (narrativa e cucina qui si fondono in un tutto organico), offre una notevole galleria di personaggi (basti pensare al carabiniere Salvatore, che di delitti non capisce niente ma di pasta alle vongole tantissimo), e riesce a tenere in sospeso il lettore fino all’ultima pagina (chi è l’assassino si scopre solo alla fine). Due donne giovani e belle, sposate con uomini più anziani di loro, trovate impiccate a poca distanza di tempo sul ponte di Furore: mentre studia il caso, e fa piazza pulita delle erronee soluzioni che gli altri mettono in campo, inveisce contro i turisti sciocchi e il turismo sciocco in generale (anche nell’ultima versione figlia della televisione: il turismo macabro nei luoghi dei delitti), Omero non smette di cucinare e di illustrare ingredienti e sapori. E siamo solo al primo volume di una trilogia (ascoltate l’intervista per deliziarvi con i titoli degli altri due volumi di prossima uscita).

Umberto Cutolo è nato a Roma nel 1947. Per mezzo secolo ha praticato la professione di giornalista, arrivando a dirigere l’Adn Kronos, l’ufficio stampa dei ministeri del Mezzogiorno e dei Trasporti e i mensili dell’ACI L’Automobile e HP Trasporti. Ha pubblicato alcuni racconti umoristici, una biografia autorizzata, Eleuterio Arcese, il romanzo di una vita, il successo di un’impresa (Giordano Editore), e un saggio storico-politico, Quando nacque l’Italia dei trasporti (Marsilio Editori).  Continue reading